La Corte d’Appello di Potenza, nel determinare l’indennità di espropriazione ed occupazione di alcuni fondi, condannava l’ANAS, in qualità di ente espropriante, al pagamento di quanto dovuto, rigettando la domanda proposta dai soggetti destinatari del provvedimento ablatorio in quanto il decreto di esproprio doveva ritenersi inutilier datum poiché successivo alla cessazione di efficacia della dichiarazione di pubblica utilità.
L’ANAS ha impugnato la pronuncia dinanzi alla Corte di Cassazione.
Il Collegio sottolinea in primo luogo che la Corte d’Appello non avrebbe potuto disapplicare il decreto di esproprio, fondamento dell’esercizio dell’azione rivolta alla determinazione e alla liquidazione della conseguente indennità. Il potere di disapplicazione di un atto amministrativo illegittimo infatti può essere esercitato solo nei giudizi tra privati e nei soli casi in cui tale atto assuma rilievo come mero antecedente logico del diritto azionato (Cass.Civ. SS.UU. n. 2244/15).
Inoltre, come rilevato anche nel ricorso, il decreto di esproprio doveva ritenersi valido ed efficacia alla luce del principio secondo cui «qualora il termine di efficacia della dichiarazione di pubblica utilità di un’opera sia stato prorogato tempestivamente dall’autorità espropriante prima della scadenza, anche ripetutamente, la dichiarazione resta efficace e il decreto di esproprio è quindi valido, se emesso prima dell’ultima scadenza; ne consegue che, non essendo configurabile alcuna carenza del potere amministrativo (nè in astratto, nè in concreto), è legittima l’attività manipolativa del bene del privato compiuta nel complessivo periodo di efficacia della dichiarazione» (Cas.Civ. n. 19469/19). E tale sequenza temporale corrisponde esattamente a quanto avvenuto nel caso di specie.
Per questi motivi, la Corte accoglie il ricorso e cassa il provvedimento impugnato con rinvio alla Corte territoriale in diversa composizione.
Fonte: Diritto e Giustizia